Nel 1973 l’IPSSER subentrò all’Onarmo nella gestione della Scuola di Servizio Sociale avendo tale Ente sospeso la sua attività. L’impresa non fu semplice in considerazione della ventata di crisi delle scuole di servizio sociale seguita alla contestazione del 68 che aveva messo in discussione il ruolo dell’assistente sociale.
L’IPSSER ritenne che, pur con i necessari adeguamenti alle mutate condizioni storiche e sociali e all’avviato decentramento regionale, la scuola aveva una sua giustificazione nell’ambito del pluralismo sociale e istituzionale, e avrebbe dovuto fare riferimento alla persona e alla esigenza di partecipazione nel nuovo contesto regionale e alla riorganizzazione dei servizi su base territoriale. Il piano di studi che fu elaborato dal Comitato tecnico-scientifico della Scuola (formato dai Proff.ri Achille Ardigò, Augusto Balloni, Vincenzo Cesareo, Demos Gotti, Luigi Ferri, Fiorenzo Facchini, Ass. soc. Maria Marchi) rifletteva questa impostazione culturale. Vennero inseriti alcuni insegnamenti di base (come l’Antropologia), nuovi insegnamenti di materie professionali (come l’Amministrazione sociale e la Politica dei servizi) e corsi metodologici (come la Metodologia della ricerca). Nello stesso tempo venivano avviati nel III anno i tirocini di ricerca come esperienza di osservazione partecipante, attenta alle diverse aree del servizio sociale, con l’intento di collegare in modo organico e globale il momento formativo con quello operativo sperimentale. Questa esperienza è durata per tutto il periodo della scuola e ha visto impegnati gli allievi dell’IPSSER in molte aree del servizio sociale, in diversi Enti e comprensori. Nel generale sbandamento sull’identità dell’assistente sociale il lavoro di quegli anni rappresentò una esperienza di sicuro interesse che portò anche alla elaborazione di una ipotesi-progetto per la formazione di operatori sociali da parte di una commissione composta di docenti della Scuola. Il tentativo era quello di individuare il ruolo dell’assistente sociale in rapporto agli obiettivi dei Consorzi socio-sanitari (che si sarebbero trasformati nelle Unità Sanitarie Locali). Da questa ipotesi progetto prese poi avvio nel 1978 la proposta formativa contenuta nel volume “Marginalità e devianza” (Ed. Patron, Bologna, 1978) curato dal Prof. Costantino Cipolla, docente della Scuola. Secondo questa tesi si profila una figura di operatore che ha il compito di lavorare dentro e fuori l’istituzione, con funzione anche di coscienza critica dell’istituzione, impegnato sia nel prevenire la marginalità che nel recuperare e trattare la devianza. La figura di operatore ipotizzata differiva non solo dal modello prevalente prima del 1968 (assistente sociale visto come funzionale al sistema) o immediatamente dopo (assistente sociale come agente di cambiamento), ma anche da quello di operatore unico polivalente, proposto da alcuni, che finiva per diventare necessariamente generico o carico di eccessivi compiti. Ma gli spunti formativi e operativi contenuti in queste proposte non trovavano il necessario supporto giuridico per mancanza sia di un ordinamento quadro dell’assistenza sociale sia del riconoscimento giuridico del titolo professionale di assistente sociale. I tempi per una reale svolta e una rifondazione del ruolo dell’assistente sociale non erano ancora maturi, il clima era ancora di grande incertezza. Si avvertiva la necessità di indicazioni precise da parte della Regione e degli Enti locali in ordine alla professione dell’assistente sociale e alla sua preparazione. Anche dall’Università non provenivano particolari segnali. In questo clima di incertezza, si decise di sospendere le iscrizioni al I corso per il 1980-81 e in seguito anche per il 1981-82. Fu una pausa di riflessione o, se si vuole, un periodo di attesa che fece avvertire più forte l’esigenza di una sede formativa per assistenti sociali, anche perchè, nel frattempo, riprendevano i concorsi negli Enti pubblici e con il D.P.R.162/1982, relativo alle scuole universitarie dirette a fini speciali si crearono le premesse perché l’Università istituisse una propria scuola per assistenti sociali.